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Pianta del convento di Hacıbektaş | |
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Queste quattro categorie sono dunque come quattro successive porte attraverso le quali l'uomo deve passare per raggiungere il più alto livello. Ognuna è preceduta da dieci gradini o obblighi, per un totale di quaranta. Nessuno può giungere a Dio senza passare per ogni gradino; ad esempio, se un uomo prega senza credere sinceramente o agisce disonestamente nei suoi atti di carità, o cambia il suo pensiero ritornando dal pellegrinaggio o non ha fede in Maometto od in uno dei suoi discepoli, tutto è vano. Nell'uomo, l'angelico e il diabolico sono sempre in conflitto. Da una parte il "sovrano" è la saggezza, il suo principale "strumento" è la fede, ed i suoi "comandanti" sono conoscenza, generosità, pudore, modestia, pazienza, resistenza al peccato, timore di Dio, moralità e le altre virtù. Dall'altra il "sovrano" è il diavolo, il suo "alleato" è l'uomo stesso e i suoi "comandanti" sono orgoglio, invidia, avarizia, meschinità, ira, vaniloquio, millanterie. ed il riso smodato. Entrambi hanno centinaia di migliaia di soldati al proprio ordine. Non è possibile vincere le battaglie minori senza conoscere se stesso e le qualità ed i vizi di ciascuno di noi. Hacı Bektaş raccomanda perciò agli uomini l'introspezione. Mette in evidenza che l'uomo che non conosce se stesso non può neppure conoscere Dio, in quanto Dio è più vicino all'uomo della sua propria esistenza fisica. Attribuisce grande importanza a questo fatto, ed in un capitolo dei suo libro analizza il corpo umano, rilevando le somiglianze tra il corpo, il mondo esterno e l'universo, concludendo che "l'uomo è un mondo in miniatura".
I difetti che preoccupano di più Hacı Bektaş sono l'ostentazione, l'ipocrisia e l'incoerenza. "Povero disgraziato, egli dice, la fede ha perso il suo significato per te. Dici, ho fede in Dio, ma non segui i suoi ordini. Dici, ho fede negli angeli, ma commetti peccati quando sei solo, fuori dalla vista degli altri, non rendendoti conto che vi sono 360 angeli nel tuo stesso corpo. Dici, ho fede nel Libro, nel Corano, ma ogni sorta di maleficio è nel tuo cuore e nei tuoi atti. Quale libro ti dice di comportarti in questo modo? Anche gli eletti da Dio, affamati un giorno e sazi l'indomani, giorno e notte in preghiera, non possono essere certi della loro vita futura: anche se vivono nel timore del giudizio supremo. Puoi essere certo che i tuoi difetti non si ergeranno un giorno davanti a te ?".
In altra parte egli dice: "Non vale essere pulito esteriormente quando il male è nella tua anima. Così, se la tua giara è sporca all'interno e la sigilli ermeticamente, potrai lavare il suo esterno migliaia di volte, per un giorno o per dieci anni, ma l'interno sarà sempre sudicio. E' penoso, che tu sia dentro pieno di arroganza, di invidia, meschinità, ira, calunnia, mentre al di fuori ridi e scherzi. Come puoi purificare te stesso con l'acqua quando tutto è sporco dentro di te? Se commetti uno solo di questi peccati tutte le tue preghiere sono vane. E se tutti ed otto sono alloggiati in un solo uomo, quale allora sarà la sua punizione?
Hacı Bektaş dava grande importanza alle preghiere che esprimevano il vero desiderio e l'amore di Dio. Ed è per questa ragione che considerava i Muhibs (amanti) come la più alta categoria di credenti. E' significativo che Nishapur, suo luogo di nascita, fosse centro della setta dei Dervisci Melamet conosciuti per la loro tendenza a cercare l'amore per giungere a Dio attraverso la sincerità ed evitando l'esibizionismo e l'ipocrisia. I suoi pensieri sull'amore di Dio sono espressi politicamente nel seguente passaggio:
Quando un uomo invoca Dio con le parole - "Ya Rabbi" - Dio risponde - "Lebbeyk" - cioè dandogli il benvenuto. Da questa invocazione e da questa risposta proviene una luce, e dai raggi di questa luce centinaia dì migliaia di fiori crescono nel settimo livello dei cielo; il sesto è irradiato dalla luce dei fiori; il quinto è inondato dal profumo dell'ambra; il quarto dell'abir; il terzo dal dolce basilico; il secondo dal muschio, il primo dalle rose. Nel settimo cielo gli angeli si rallegrano fra di loro e colgono quei fiori per decorare l'ottavo cielo. Quando un uomo amato da Dio arriva alla fine della sua esistenza gli angeli gli fanno odorare quei fiori e gli tolgono la vita mentre gode di quel profumo. Un uomo siffatto non soffre dei terrori e dolori della morte. Così di fronte alla bellezza del profeta Giuseppe le signore d'Egitto intente a raccogliere mele, ferirono le proprie mani.
Hacı Bektaş stesso aveva un infinito amore ed una grande tolleranza per l'uomo. Insegnò che un essere maturo dovrebbe essere modesto nella sua vita terrena, non dovrebbe disprezzare le 72 nazioni, e non dovrebbe criticare gli altri, ma anzi trattare bene tutte le creature sia uomini che animali, senza fare loro alcun male.
Diversi studiosi hanno avanzato l'ipotesi che egli appartenesse alla setta Batinî; ma una tale ipotesi è incompatibile con le idee sopra espresse. L'affermazione dì Eflaki che egli non seguisse le regole del Şeriat e che perfino non pregasse, benché avesse sapienza e ispirazione, sono insostenibili alla luce delle sue stesse dichiarazioni così evidenti e precise. Né può essere accettato che egli fosse attratto dalla setta Sciita e credente nei 12 Imans.
Lo stile delle opere di Hacı Bektaş, i frequenti riferimenti ai versi dei Corano ed alle tradizioni dei Profeta ed il fatto che benché indirizzate ai Turchi, le sue opere fossero scritte in arabo, come era in uso fra le classi colte dell'epoca, sono indicazioni dell'innato senso conservatore di Hacı Bektaş.
Hacı Bektaş ed il suo ordine furono anche associati con il Fütüvva. Una associazione di giovani che si distinguevano per coraggio, generosità, altruismo, abnegazione, astinenza, autocontrollo, pazienza, ed altre virtù. Precedentemente un ordine basato su queste virtù ed associato al misticismo si era sviluppato su scala considerevole in Iran, in Irak ed in Egitto e siamo certi che questo ordine fu attivo in Anatolia nel XIII e XIV secolo. Il famoso viaggiatore Ibn Batuta, ospitato e curato da quest'ordine durante i suoi viaggi, narra dei giovani Ahi che indossavano un abito speciale ed erano comandati da uno sceicco conosciuto come l'Ahi. I membri di questo ordine erano noti per il loro senso di ospitalità nei riguardi dei viaggiatori e degli stranieri, fornivano scorte armate per assicurare la loro sicurezza, combattevano il banditismo e mantenevano legami con le corporazioni di mercanti ed artigiani. I primi Bektaşi ebbero quindi legami con l'ordine Ahi. La setta Melamet nel Khorassan, alla quale apparneva Hacı Bektaş era legata così al Fütüvva fin dalle sue origini, e molti aderenti del Tasavvuf seguirono le regole di entrambi gli ordini.
Il Velayetnâme riferisce che Hacı Bektaş e Ahi Evren, un capo della corporazione dei mercanti ed artigiani dell'Anatolia erano intimi amici. Ahi Evren spesso soleva dire: "Coluì che mi ha come sceicco ha anche Hacı Bektaş". Infatti molti dei primi Bektaşi erano anche membri del Ahi e si trasferirono nell'Anatolia occidentale con le forze turche che presero parte alla conquista ottomana, dopodiché proseguirono verso Ovest per stabilirsi nei Balcani portando con loro la cultura turca. E' anche significativo che la cerimonia di iniziazione Bektaşi, il bacio della sella, il cingere la cintura, il bere dalla stessa tazza, come anche lo speciale abbigliamento indossato e le preghiere dette durante queste cerimonie, sono interamente derivate dall'ordine Ahi.
L'idea che Hacı Bektaş predicasse le sue dottrine ai Giannizzeri sembra aver preso origine dal fatto che i fondatori dei corpo dei Giannizzeri Kara Rüstem, Seyyid Ali Sultan, Gazi Evrenos, e molti soldati come Abdal Musa - avevano legami con l'ordine Ahi e conseguentemente con Hacı Bektaş. In realtà Hacı Bektaş morì molto prima della fondazione dei corpo dei Giannizzeri, anzi prima ancora della fondazione del principato ottomano.
Ciò non di meno, i Giannizzeri videro in Hacı Bektaş il patrono ideale del loro corpo e molti governanti dell'impero e comandanti dell'esercito ottomano eressero edifici, fondarono banche e abbellirono con fontane il convento di Hacı Bektaş offrendo cospicue elargizioni in favore dell'ordine Bektaşi. Un gruppo di 94 giannizzeri erano anche chiamati "i figli di Hacı Bektaş" ed essi avevano sempre con loro un rappresentante dell'ordine, il quale durante la cerimonia di insediamento di un nuovo capo, incoronava questi col simbolo dell'ordine. Le due organizzazioni associate, divisero la stessa sorte, perché quando Mehmet II abolì i Giannizzeri, mise anche fine alla setta Bektaşi.
Hacı Bektaş fu contemporaneo dei famoso Mevlâna Celaleddin-i Rumî anche chiamato "Molla Hünkar" (1207-1273) (di cui se è trattato nel capitolo precedente) che era legato alla setta Melamet del Khorassan. I due uomini ebbero molto in comune; soprattutto la tolleranza e lo spirito umanitario. Ma mentre Mevlâna scriveva in persiano letterario e si indirizzava alle classi colte, Hacı Bektaş ricercava seguaci principalmente fra i contadini ed i soldati. L'influenza di Mevlâna si sparse attraverso la Cappadocia e si fece sentire a Kırşehir dove due dei suoi seguaci, lo sceicco Süleyman-i Türkmenî e Muhammed-i Aksarayî fondarono conventi di dervisci, mentre fra i discepoli di Hacı Bektaş l'emiro Nureddin di Kırşehir costruì una moschea ed una scuola nel 1273. Eflaki riferisce che Hacı Bektaş mandò uno dei suoi califfi, Cheik Ishak a Konya con alcuni dei suoi dervisci per incontrare Mevlâna.
Un significativo aneddoto illustra i diversi caratteri dei due teosofi: l'uno un maestro modesto ed equilibrato che rifuggiva da ogni manifestazione esteriore, l'altro un poeta esaltato sempre in uno stato d'amore, di estasi e di delirio. Hacı Bektaş chiese a Mevlâna
"Perché ti comporti in questa maniera? Che cosa vuoi ? Perché sei sempre così irrequieto? Se hai trovato quello che stavi cercando e hai raggiunto il tuo scopo, non sarebbe meglio che tu stessi quieto e ti riposassi? Se invece non è così, non ti pare che sia sciocco disturbare l'ordine pubblico con tutto questo fracasso e lasciare che tutti ti vedano in questo stato ?".
A questa critica ragionevole Mevlâna rispose con una poesia:
"Se non hai un amante perché non lo dovresti cercare? E se te lo sei conquistato perché non dovresti godertelo? Tu dici, sedendo tranquillamente a tuo agio: "che modo strano di comportarsi! ma invero sei tu che dovresti essere sorpreso di non desiderare d'essere coinvolto in questa strana, ma deliziosa situazione".
I rapporti fra gli ordini Bektaşi e Mevlevi continuarono dopo la morte dei due maestri. Nel XV secolo uno sceicco Mevlevi Divane Mehmet Çelebi, accompagnato da membri dell'ordine Bektaşi, visitò la città di Hacı Bektaş e nel Velayetnâme scritto nel XV secolo vi sono riferimenti frequenti e molto favorevoli a Mevlâna.
Nei poemi di Yunus Emre morto nel 1320, uno dei più grandi poeti della letteratura turca troviamo pensieri ed idee di Hacı Bektaş; come Hacı Bektaş egli parla dei "40 gradini" e delle "quattro porte" del valore della continua preghiera e contemplazione di Dio, dei bisogno di evitare di disprezzare le 72 nazioni, della continua lotta tra le forze sataniche e divine nell'uomo; egli parla " dei comandanti e dei soldati su entrambi i fronti, delle buone e cattive abitudini". È generalmente accettato oggi che alcuni di questi riferimenti furono aggiunti da Yunus in una data successiva ed alcuni altri furono introdotti nel El Risaletül Nushiyye. È chiaro, perciò, che vi era comunque un rapporto stretto, sia diretto che indiretto, tra Hacı Bektaş e Yunus Emre.
Un altro poeta del XIV secolo, Said Emre, si riferisce ad Hacı Bektaş con rispetto fa uso di alcune delle sue idee ed espressioni. Naturalmente i poemi di questi seguaci delle dottrine Bektaşi incontravano il gusto nazionale e di conseguenza ebbero parte importante nello sviluppo della lingua e letteratura turca fin dalle loro origini.
Le dottrine Bektaşi si diffusero facilmente attraverso i paesi conquistati soprattutto per l'influenza dei Giannizzeri, ma in breve tempo, mancando una omogeneità nelle credenze, una dottrina ben precisa e una autorità centralizzata, la setta subì numerose deviazioni dagli ideali originari. Alcuni anni più tardi l'immissione di vari gruppi eretici perseguitati, come le sette Haydariye, Edhemi, Kalenderiye, Hurufi, in quello che era stato precedentemente un ordine puro e accuratamente selezionato, i contatti con altre religioni e culture, l'influenza dei convertiti e la intensa propaganda sciita dall'Iran nel XVI secolo, mutarono il rigoroso ordine Bektaşi in una associazione poco definita, eterogenea e cosmopolita che soddisfaceva le esigenze dei più diversi tipi di persone dal praticante di legge canonica all'ateo. Studi recenti hanno messo l'accento su questo aspetto e sulla grande differenza tra la purezza, il fervore, il pratico umanitarismo degli antichi dervisci ed i Bektaşi dei periodi più recenti che male interpretarono la loro vera missione e deviarono dai loro ideali e scopi originari.
Come capo-religioso e maestro di etica, Hacı Bektaş si annovera fra i più grandi di coloro che prepararono la strada all'impero ottomano. Mentre Mevlâna scriveva per le classi colte ed influenzava gli studiosi, i poeti e gli arti